I pazienti con carcinoma epatocellulare avanzato ( aHCC ) hanno una prognosi sfavorevole e un'elevata mortalità. La monoterapia con Nivolumab ( Opdivo ) ha dimostrato un beneficio clinico con un profilo di sicurezza accettabile nei pazienti con carcinoma epatocellulare avanzato nello studio CheckMate 040.
E' stato presentato il follow-up quinquennale dei gruppi Sorafenib-naive e Sorafenib-experienced di CheckMate 040.
I pazienti hanno ricevuto Nivolumab in monoterapia a livelli di dose di 0.1-10.0 mg/kg ( fase di incremento della dose ) o 3 mg/kg ( fase di espansione della dose ) ogni 2 settimane fino a progressione della malattia o a tossicità inaccettabile.
Gli endpoint primari erano sicurezza e tollerabilità ( aumento della dose ) e tasso di risposta oggettiva ( ORR ) mediante revisione centrale indipendente in cieco ( BICR ) e da parte dello sperimentatore secondo la versione 1.1 dei criteri RECIST ( espansione della dose ).
Sono stati trattati 80 pazienti naive a Sorafenib e 154 pazienti con esperienza con Sorafenib.
Il follow-up minimo in entrambi i gruppi è stato di 60 mesi. Il tasso di risposta oggettiva secondo revisione centrale indipendente in cieco è stato del 20% e del 14% rispettivamente nei gruppi naive a Sorafenib e con esperienza con Sorafenib.
Le risposte si sono verificate indipendentemente dall'eziologia del carcinoma epatocellulare avanzato o dai livelli basali di espressione di PD-L1.
La sopravvivenza globale ( OS ) mediana è stata di 26.6 mesi e 15.1 mesi rispettivamente nei pazienti naive al Sorafenib e con esperienza con Sorafenib.
I tassi di sopravvivenza globale a 3 anni sono stati del 28% nel gruppo naive al Sorafenib e del 20% nel gruppo con esperienza con Sorafenib; i tassi di sopravvivenza globale a 5 anni sono stati rispettivamente del 14% e del 12%.
Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza; eventi avversi di grado 3/4 correlati al trattamento sono stati osservati rispettivamente nel 33% e nel 21% dei pazienti nei gruppi naive al Sorafenib e con esperienza con Sorafenib.
Le analisi dei biomarcatori hanno mostrato che l'espressione basale di PD-L1 superiore o uguale all’1% è risultata associata a un tasso di risposta oggettiva più elevato e a una sopravvivenza globale più lunga rispetto a PD-L1 inferiore all’1%.
Nel gruppo Sorafenib-naive, i pazienti con sopravvivenza globale superiore o uguale a 3 anni hanno mostrato una densità basale di cellule T CD8 più elevata rispetto a quelli con sopravvivenza globale inferiore a 1 anno.
Dopo 5 anni di follow-up, la monoterapia con Nivolumab ha continuato a fornire un beneficio clinico duraturo con una sicurezza gestibile nei pazienti con carcinoma epatocellulare avanzato antecedentemente trattati con Sorafenib e non-trattati con Sorafenib. ( Xagena2024 )
El-Khoueiry AB et al, Ann Oncol 2024; 35: 381-391
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