E’ stata valutata l’incidenza di carcinoma epatocellulare, e i fattori di rischio associati, nella coorte dello studio HALT-C ( Hepatitis C Antiviral Long-Term Treatment Against Cirrhosis ).
I pazienti positivi per il virus dell’epatite C ( HCV ) con fibrosi a ponte o cirrosi che non rispondevano a PegInterferone e a Ribavirina, sono stati assegnati in modo casuale a terapia di mantenimento con Interferone pegilato per 3.5 anni o a nessun trattamento.
Lo studio ha riguardato 1.005 pazienti, d’età media 50.2 anni, per il 71% di sesso maschile, e per il 72% di razza bianca; il 59% soffriva di fibrosi a ponte e il 41% presentava cirrosi.
Durante un periodo di osservazione di 4.6 anni ( massimo 6.7 anni ), il carcinoma epatocellulare si è sviluppato in 48 pazienti ( 4.8% ).
L’incidenza cumulativa a 5 anni di carcinoma epatocellulare era simile per i pazienti trattati con PegInterferone e i controlli ( 5.4% versus 5.0%, rispettivamente; p=0.78 ), ed era più alta tra i pazienti con cirrosi che tra quelli con fibrosi a ponte ( 7% versus 4.1%, rispettivamente; p=0.08 ).
Il carcinoma epatocellulare si è sviluppato in 8 pazienti ( 17% ) nei quali i prelievi bioptici seriali avevano mostrato solo fibrosi.
I Ricercatori hanno trovato che la terapia di mantenimento con PegInterferone non riduce l’incidenza di carcinoma epatocellulare nella coorte dello studio HALT-C.
Le caratteristiche cliniche e di laboratorio, al basale, sono in grado di predire il rischio di carcinoma epatocellulare. ( Xagena2009 )
Lok AS et al, Gastroenterology 2009; 136: 138-148
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