I pazienti affetti da epatite C cronica e malattia epatica avanzata, dopo trattamento di lungo periodo con Interferone pegilato, possono andare incontro a significativa riduzione degli enzimi epatici, dei livelli virali e dell’infiammazione epatica.
Tuttavia, il trattamento non rallenta o previene la progressione della malattia epatica.
Queste sono le scoperte dello studio HALT-C ( Hepatitis C Antiviral Long-Term Treatment Against Cirrhosis ).
Secondo James Everhart del Digestive Diseases and Nutrition, National of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases ( NIDDK ) dei NIH, lo studio HALT-C ha dimostrato in modo inequivocabile che la terapia di mantenimento con PegInterferone non previene la progressione della malattia epatica, tra i pazienti che hanno fallito i precedenti trattamenti. Questo deve incentivare a sviluppare farmaci più efficaci per i pazienti con grave malattia epatica dovuta all’epatite C.
Lo studio HALT-C ha coinvolto 1050 pazienti con epatite C cronica, che avevano fallito un precedente trattamento per eradicare l’infezione.
L’obiettivo dello studio era quello di verificare se il trattamento di lungo periodo con PegInterferone alfa-2a ( Pegasys ) fosse in grado di ridurre lo sviluppo di cirrosi, insufficienza epatica, o tumore epatico.
Un totale di 517 pazienti sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con PegInterferone alfa-2a 90 mg, 1 volta a settimana per 3,5 anni.
Il braccio controllo era costituito da 533 pazienti.
Tutti i pazienti presentavano fibrosi epatica in fase avanzata.
Al termine dellu studio, il 34,1% nel gruppo trattamento ed il 33,8% nel gruppo controllo aveva raggiunto almeno un outcome ( morte, carcinoma epatico, ascite, encefalopatia, cirrosi ).
I pazienti nel gruppo trattamento avevano significativamente più bassi livelli virali ed un minore stato infiammatorio a livello epatico.
Tuttavia, non c’era nessuna differenza nella percentuale degli outcome primari tra i gruppi.
Nel gruppo di trattamento, il 17% ha sospeso l’assunzione del PegInterferone alfa-2a dopo 18 mesi, il 30% 2 anni più tardi.
I più comuni motivi che hanno indotto a sospendere il trattamento sono stati gli eventi avversi, come: infezioni, problemi muscoloscheletrici o problemi digestivi. ( Xagena2007 )
Fonte: National Institutes of Health, 2007
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