Il trattamento con Simeprevir, di pazienti, naive, con infezione da virus dell'epatite C ( HCV ) ha mostrato elevati tassi di guarigione virale.
Simeprevir è un farmaco per os, che richiede una sola al giorno, in fase di sperimentazione, e viene impiegato assieme alla terapia standard basata su PegInterferone pegilato e Ribavirina.
Le risposte virologiche sostenute a 12 settimane ( SVR12 ), definite come carica virale troppo bassa per essere misurata, si sono verificate in 8 pazienti su 10 con infezione da virus HCV genotipo 1 trattati con Simeprevir in due studi di fase III, controllati con placebo, identici, condotti negli Stati Uniti e in Europa.
Tutti i pazienti in questi studi hanno anche ricevuto un trattamento con Interferone pegilato e Ribavirina per 24 o per 48 settimane.
I tassi SVR12 nei gruppi placebo sono stati pari al 50% in entrambi i casi ( P inferiore a 0.001, rispetto ai gruppi Simeprevir ).
Simeprevir è un inibitore della proteasi di HCV NS3/4A, attivo per via orale.
Ciascun studio randomizzato di fase III ha coinvolto circa 400 pazienti con epatite C cronica, naive al trattamento, randomizzati in un rapporto 2:1 a 150 mg di Simeprevir oppure a placebo, in aggiunta a Peginterferone e Ribavirina.
In entrambi gli studi la terapia era risposta-guidata: i pazienti che raggiungevano una carica virale inferiore a 25 UI/ml alla 4.a settimana, ed erano al di sotto dei limiti di rilevazione alla 12.a settimana, interrompevano l’assunzione di Peginterferone e Ribavirina alla 24.a settimana.
I pazienti che hanno presentato brevi risposte a questi standard continuavano il trattamento fino alla settimana 48.
I pazienti con ridotta risposta ( inferiore a una riduzione di 2-log nella carica virale di HCV entro la 12.a settimana o carica confermata di almeno 25 UI/ml a 24 o 36 settimane ) sono stati esclusi dallo studio.
Nello studio QUEST-1, Simeprevir ha incontrato l'endpoint primario di superiorità, rispetto al placebo, nei tassi SVR12, ma è risultato anche molto efficace nei confronti del virus con genotipo 1a.
Inoltre, Simeprevir ha dimostrato di essere più efficace, rispetto al placebo, nei pazienti con tutti e tre i genotipi IL28B; i tassi di risposta sono risultati particolarmente elevati nei pazienti con le forme TT e CT del gene.
Le risposte a Simeprevir erano anche altrettanto buone indipendentemente dal punteggio METAVIR, una misura di infiammazione e di fibrosi epatica.
L'unico sottogruppo per il quale Simeprevir non è risultato più efficace del placebo era rappresentato da pazienti con genotipo 1a e presenza di polimorfismo Q80K.
Lo studio europeo QUEST-2 è giunto alle stesse conclusioni.
Nello studio QUEST-2, i tassi di eruzioni cutanee e fotosensibilità sono stati più alti con Simeprevir, rispetto al placebo, ma non nello studio QUEST-1.
Al contrario, anemia, neutropenia e aumento della bilirubina sono apparsi più comuni con Simeprevir nello studio QUEST-1, ma non nello studio QUEST-2. ( Xagena2013 )
Fonte: European Association for the Study of the Liver ( EASL ), 2013
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